Mentre scriviamo (30 dicembre.2000) stiamo seguendo con ansia le immagini
mozzafiato inviate dalla sonda Cassini durante il flyby con Giove che la
lancerà nel 2004 verso Saturno. Si spera in una completa soluzione
di qualche problema nei movimenti della camera e nelle comunicazione con
il Probe Huygens. Ne parleremo a suo tempo.
Per quanto non si tratti di una novità, certamente anche noi
non possiamo astenerci dal soffiare nelle trombe di coloro che vorrebbero
veder partire al più presto (possibilmente nel 2004) la missione
Pluto Kuiper Express (PKE), con destinazione l'ultimo dei pianeti (Plutone),
che a tutt'oggi risulta non ancora esplorato. Gli scienziati sperano di
poterla lanciare il 18 dicembre 2004, per sfruttare al meglio l'opportunità
offerta da un favorevole allineamento dei pianeti, che permetterebbe un
gravity assist da parte di Giove, tale da ridurre notevolmente i tempi
di crociera: in questo modo, infatti, la PKE potrebbe infatti incontrare
Plutone il 24 dicembre 2012. Questa sarebbe la situazione ottimale per
poter studiare la sua debole atmosfera. Di questa atmosfera si sa molto
poco ma almeno una cosa è certa: dopo il 2020, con l'allontanamento
di Plutone dal perielio, i gas atmosferici si congeleranno totalmente per
i successivi 200 anni. A questo punto se è facile intuire i motivi
che spingono molti planetologi a volere un lancio al più presto,
meno facile è capire i motivi che vorrebbero un rinvio a tempo...
indeterminato. Uno di questi è liberare risorse ed energie per l'altrettanto
attesa missione ad Europa (il cui scopo è la ricerca di forme di
vita primordiali nell'ipotetico oceano liquido, posto sotto la crosta ghiacciata
del secondo satellite galileiano di Giove). Questi dati, a detta di molti,
dovrebbero arrivare prima dell'incontro tra la PKE e il sistema di Plutone-Caronte,
dato il loro estremo interesse scientifico. Ora, tenendo conto dei tempi
di crociera delle due missioni (ci vogliono non meno di 8 anni alla PKE
per raggiungere Plutone, ammesso di lanciare entro il 2006, contro i due
necessari ad una eventuale missione ad Europa), è facile capire
come lanciando la PKE nel 2004 e successivamente la sonda verso Europa,
quest'ultima arriverà comunque prima del 2012, ovvero quando la
PKE incontrerà (nel caso migliore) il lontano e misterioso Plutone.
Più reale sembra invece essere il problema legato al tipo di lanciatore
da usare. Iinizialmente si era orientati verso un Delta 4 (primo volo atteso
verso la fine del 2001): Il problema, però, è che, prima
del 2004, dovrebbe aver compiuto almeno 14 lanci con successo, per poter
essere abilitato al lancio di satelliti (come la PKE) con generatori nucleari
a bordo. Un ultimo importante neo della PKE è rappresentato dai
costi, che sono passati dagli iniziali 350 milioni di $ ai circa 500 milioni
fissati dalle ultime stime. Rivediamo brevemente quali sono le caratteristiche
della sonda e gli obiettivi della missione: la sonda usa un'antenna di
due metri per le comunicazioni, viene alimentata da un generatore a radioisotopi
e dispone di quattro strumenti per raggiungere i suoi obiettivi scientifici
fondamentali (incentrati sulla volontà di svelare alcuni dei segreti
della periferia del Nostro Sistema Solare).
Il primo strumento è un sistema di ripresa con camera CCD da
1024x1024pixel dotata di quattro filtri nella banda visibile per meglio
studiare la geologia e la morfologia superficiale. Un secondo strumento
che condivide con la camera CCD il telescopio da 75 mm, è uno spettrometro
infrarosso, mentre uno spettrometro UV per lo studio dell'alta atmosfera
del nostro "Lontano Vicino" è il terzo strumento in dotazione. Il
quarto ed ultimo strumento è un sistema a radiofrequenza, incorporato
nell'antenna principale, per studiare la bassa atmosfera di Plutone. Gli
scopi scientifici spaziano dalla caratterizzazione della superficie del
pianeta (geologia, morfologia, composizione, etc...) ai rilevamenti sulla
sua atmosfera(sempre che la navicella salpi in tempo utile per trovarla
ancora intatta e non congelata per i successivi 200 anni); inoltre si vorrebbe
esplorare la fascia di Kuiper, almeno nella sua parte più interna
(in fondo riportiamo l'indirizzo internet a cui fare riferimento per inviare
eventuali vostri commenti a favore della PKE per farla salpare al più
presto). Fortunatamente, mentre scriviamo queste note, arrivano notizie
rassicuranti dalla NASA: la mobilitazione di scienziati di mezzo mondo
ha infatti convinto l'Ente Spaziale Americano a reinserire la PKE tra le
sue missioni prioritarie.
La decisione sulla data di rientro in atmosfera della stazione spaziale
MIR è stata affidata il 7 dicembre alle autorità politiche
russe; per il momento pare di capire che tutti vogliono il rientro, ma
nessuno si vuole assumere la responsabilità di dare quell'ordine....
La volontà di vedere la MIR disintegrarsi sopra le nostre teste
suona sempre più come una volontà politica e non come una
necessità tecnica, tanto è vero che, di recente, la Stazione
orbitante russa è stata rifornita e posizionata su di un'orbita
più alta per prevenire un rientro incontrollato. Le voci sulla sua
inutilità sono sempre presenti, ma sembrano basate più sulla
paura che la Russia, non potendo mantenere più di una Stazione Spaziale,
possa venir meno ai suoi obblighi verso la ISS. In effetti tutti i dati
disponibili lasciano intendere che le condizioni della MIR siano ottime,
tali da permetterle di operare nello spazio ancora per molti anni. Molte
sono le tecnologie d'avanguardia sperimentate grazie ad essa: una di queste
è la propulsione ionica che potrebbe aiutarla a modificare il piano
orbitale per portarsi sulla stessa orbita della ISS. Condividere l'orbita
a giudizio di molti potrebbe essere pericoloso, ma una volta parcheggiata
ad una adeguata distanza di sicurezza, potrebbe invece diventare un utile
supporto sia per la ISS che per l'attività spaziale in genere: dall'industrializzazione
dello spazio al monitoraggio della ISS. Tra l'altro la MIR potrebbe diventare
un utile avamposto di salvataggio in caso di emergenza, da usare anche
come magazzino al servizio della stessa ISS, riducendo il numero di voli
per i rifornimenti, visto che un singolo volo dello Shuttle potrebbe tranquillamente
rifornire entrambe senza problemi. Vi sono naturalmente anche altre opzioni
come ad esempio usarla in modo automatico all'interno delle fasce di van
Hallen per studiare gli effetti di tali radiazioni sia sugli apparati che
sugli uomini, oltre naturalmente ad approfondire la conoscenza sulla struttura
e la natura di queste pericolose zone che circondano il nostro pianeta.
Un ultima ipotesi la vede raggiungere l'orbita lunare e diventare il primo
avamposto dell'uomo attorno al nostro satellite naturale. Una stazione
orbitante lunare che potrebbe aiutarci a studiare la luna, riaprendo quella
via chiusa subito dopo il successo delle missioni Apollo. Una volta terminato
il suo compito potrebbe essere posizionata nel punto lagrangiano L1, e
lì per rimanere indisturbata per molto tempo.
Il 2000 sarà ricordato come l'anno in cui il genere umano ha
iniziato ad avere una presenza stabile nello spazio, lontano dalla Terra.
Lo scorso 2 novembre tre astronauti: Shepherd, Gidzenko, Krikalev sono
diventati il primo equipaggio ad abitare la tanto attesa e controversa
Stazione Spaziale Internazionale (ISS). Gli ultimi sei mesi del 2000 sono
stati cruciali per questo sofferto progetto, da quando il 12 luglio da
Baikonur decollava a bordo di un Proton russo il modulo Zvezda che dotava
la stazione orbitante di un sistema di controllo e manovra orbitale, oltre
che di un ambiente a misura d'uomo per i suoi primi occupanti (per questo
la scorsa estate un equipaggio Shuttle attraccava per preparare la Stazione
ad accoglieli). Il 16 novembre un Progress russo portava i primi rifornimenti,
mentre il 30 novembre decollava la quinta ed ultima missione Shuttle del
2000,con a bordo i più grandi pannelli solari (72m) mai realizzati
da collegare alla ISS. Per il Gennaio 2001 è in programma l'attracco
del modulo Destiny; prima, però, sarà però necessario
effettuare alcune verifiche in quanto, durante il lanciodello Shuttle del
30 novembre, alcuni bulloni esplosivi che dovevano separare i due booster
a combustibile solido (SRB) dall'External Tank, non hanno funzionato come
previsto mettendo a rischio la manovra di distacco. Nel frattempo la NASA
ha ordinato, per l'Otobre 2006, 35 nuovi Super LightweightExternal Tank
(ben 3400Kg più leggeri dei loro predecessori), con un contratto
del valore di 1.15miliardi di $ stipulato con la Locked Martin Space Systems.
BUON 2001 A TUTTI!