27 Aprile 2004
COMUNICATO STAMPA DEL GRUPPO ASTRONOMICO TRADATESE
IN ATTESA DEL TRANSITO DI VENERE SUL SOLE

C'è attesa a Tradate e Provincia per la serata astronomica allestita dal GAT., Gruppo Astronomico Tradatese per lunedì 3 Maggio, h21 al CineTeatro P.GRASSI di Tradate. In programma una conferenza pubblica sul tema: STORICO ABBRACCIO TRA VENERE E IL SOLE. Di scena sarà infatti il fenomeno astronomico più importante degli ultimi decenni, vale a dire un'incredibile eclisse prodotta, nella mattina di martedì 8 Giugno, dal transito del pianeta Venere sulla parte inferiore del disco solare. Si tratta di un fenomeno rarissimo e leggendario, che nessun essere umano vivente ha mai osservato in quanto avvenne l'ultima volta nel 1882, quindi 122 anni fa. Per parlare dell'attesissimo evento celeste gli Astronomi Tradatesi hanno invitato a Tradate forse il massimo esperto attualmente esistente in Italia. Si tratta del modenese Prof. Rodolfo Calanca, autore di un volume di 400 pagine sulla storia dei transiti di Venere che uscirà tra un paio di settimane in tutte le librerie. R.Calanca si è occupato a lungo di progettazione e costruzione di strumentazione astronomica avanzata. Ha diretto due osservatori astronomici pubblici, svolgendo una quasi trentennale attività di divulgazione scientifica. Ha condotto programmi di ricerca di asteroidi, con la scoperta di alcune decine di questi piccoli corpi celesti. Tra i suoi campi d'interesse, la storia dell'astronomia, in particolare il periodo tra il XVII ed il XVIII secolo.
Il transito di Venere sul disco solare è un fenomeno assai raro: dall'invenzione del cannocchiale, quasi quattro secoli fa, si sono avuti solo cinque transiti: nel 1639, 1761, 1769, 1874 e 1882.
Il 4 Dicembre 1639, Horrocks fu il primo che riuscì ad osservare un passaggio di Venere sul disco del Sole, mezz'ora prima del tramonto e poco dopo l'inizio del fenomeno. L'astronomo reale Edmond Halley fu il primo a comprendere il ruolo che i transiti di Venere avrebbero potuto coprire nella fondamentale determinazione della distanza Terra-Sole. Egli suggerì un metodo, che porta il suo nome, per ottenere questa fondamentale grandezza ed esortò gli astronomi a compiere un grande sforzo collettivo per seguire il fenomeno nel 1761.
In questo caso, e di nuovo in quello successivo del 1769, le condizioni di visibilità non furono favorevoli per l'Europa. Furono quindi organizzate numerose spedizioni in località sperdute del globo, dalla Siberia alle isole dell'Oceano Indiano. Straordinari e pericolosi i viaggi di Chappe d'Auteroche, Pingré e Le Gentil dell'Académie des Sciences di Parigi e di Mason e Dixon della Royal Society. Si racconta in particolare che l'astronomo Le Gentil, direttore del' Osservatorio di Parigi, portatosi in India per il transito di Venere del 1761, perse il fenomeno a causa del cattivo tempo. Quasi disperato per la sfortuna che gli era capitata, decise di rimanere in India fino al transito successivo del 1769: peccato che si fosse dimenticato di avvisare parenti e colleghi in patria, con la conseguenza che, quando finalmente tornò, si trovò senza moglie (si era risposata nel frattempo) e senza lavoro (il governo aveva nominato un nuovo direttore per l' Ossrvatorio di Parigi)......
I successivi transiti del 1874 e del 1882 appartengono già all'epoca moderna. I perfezionamenti della tecnologia ottica, l'invenzione della fotografia ed i primi passi della spettroscopia solare alimentarono la speranza di poter finalmente ricavare dai transiti un valore corretto della distanza Terra-Sole. Tutte le principali nazioni europee ed americane organizzarono spedizioni scientifiche per l'osservazione. L'Italia, sotto la direzione di Tacchini, inviò in India un gruppo di astronomi che fecero importanti osservazioni spettroscopiche durante il transito.
Aggiungiamo che, per questioni di dinamica celeste, si verifica, ogni circa 120 anni, una coppia di transiti di Venere sul Sole distanziati 7-8 anni. Poi, più nulla per altri 120 anni. I prossimi due transiti accadranno l'8 giugno 2004 e il 5-6 giugno 2012. Il primo dei due ha la rilevante particolarità di essere il primo interamente visibile dall'Europa dai tempi dell'invenzione del cannocchiale.
I principali motivi di interesse che indurranno il grande pubblico e gli appassionati ad osservarli, saranno, in primo luogo, il puro e semplice piacere di assistere ad una rarissima congiunzione planetaria alla quale è legata una parte significativa della storia dell'astronomia. Poi, l'opportunità che si offre agli astrofili, anche muniti di strumenti relativamente modesti, di ripetere l'esperimento proposto da Halley nel 1761(misura accuratissima dei tempi di entrata ed uscita di Venere dal disco solare) e di studiare i diversi aspetti e le varie apparenze dell'atmosfera venusiana durante i contatti. Attività che potrà essere espletata impiegando la fotografia classica, digitale o con metodi spettroscopici. Ma c' è un interesse particolare anche nel mondo accademico: l'osservazione di transiti di pianeti terrestri sul disco di stelle lontanissime è l'unico attualmente in grado di farci scoprire corpi come la Terra al di fuori del Sistema Solare.


ULTERIORE NOTA SULLA CONFERENZA:
I TRANSITI DI VENERE
del relatore R.Calanca

Il transito di Venere sul disco solare è un fenomeno assai raro: dall'invenzione del cannocchiale, quasi quattro secoli fa, si sono avuti solo cinque transiti: nel 1639, 1761, 1769, 1874 e 1882.
L'affascinante storia dei passaggi di Venere sul Sole ha inizio nel 1629, con l'annuncio di Kepler di un transito che si sarebbe verificato il 6 dicembre del 1631. La sua previsione non era però favorevole agli osservatori europei, e i pochissimi che accolsero la sua esortazione a tenere sotto controllo il Sole quel giorno non videro nulla. Tra questi Pierre Gassendi, filosofo ed astronomo francese, che, per primo aveva visto, con grande stupore e meraviglia, solamente il mese precedente, un passaggio di Mercurio sul Sole, anch'esso trionfalmente annunciato dal grande astronomo imperiale. Gassendi monitorò il disco solare per alcuni giorni ma senza successo: il transito si era purtroppo verificato durante la notte tra il 6 ed il 7 dicembre, con un ritardo di 9 ore rispetto alla previsione di Kepler.
Nel 1639, Horrocks calcolò le circostanze di un nuovo passaggio del pianeta, questa volta però non previsto da Kepler, e riuscì ad osservarlo, mezz'ora prima del tramonto e poco dopo l'inizio del fenomeno, il 4 dicembre 1639.
L'astronomo reale Edmond Halley fu il primo a comprendere il ruolo che i transiti di Venere avrebbero potuto coprire nella determinazione di una delle principali costanti dell'astronomia: la parallasse solare. Egli suggerì un metodo, che porta il suo nome, per ottenere questa fondamentale grandezza ed esortò gli astronomi a compiere un grande sforzo collettivo per seguire il fenomeno nel 1761.
Anche in questo caso, e di nuovo in quello successivo del 1769, le condizioni di visibilità non furono favorevoli per l'Europa. Furono quindi organizzate numerose spedizioni in località sperdute del globo, dalla Siberia alle isole dell'Oceano Indiano. Straordinari e pericolosi i viaggi di Chappe d'Auteroche, Pingré e Le Gentil dell'Académie des Sciences di Parigi e di Mason e Dixon della Royal Society.
Nel 1769, in occasione del secondo transito, l'impegno fu ancora maggiore, con le spedizioni di Cook, Chappe, p. Hell, Le Gentil numerosi altri. Alcuni, addirittura, vi persero la vita: Charles Green, Chappe, Veron ed altri ancora.
Nel 1760, il grande astronomo francese Delisle propose un metodo alternativo a quello di Halley per calcolare la parallasse solare dal transito di Venere, ma le osservazioni del 1761 e del 1769 mostrarono durante i contatti tra i bordi del pianeta e del Sole, alcuni fenomeni inattesi, tali da influenzare negativamente il rilevamento dei tempi delle fasi.
In particolare, la formazione della black drop e la presenza dell'atmosfera venusiana contribuirono entrambi ad inficiare l'accuratezza delle osservazioni, rendendo praticamente inutile l'applicazione dei metodi di Halley e di Delisle.
I successivi transiti del 1874 e del 1882 appartengono già all'epoca moderna. I perfezionamenti della tecnologia ottica, l'invenzione della fotografia ed i primi passi della spettroscopia solare alimentarono la speranza di poter finalmente ricavare dai transiti un valore della parallasse univoco ed accurato. Tutte le principali nazioni europee ed americane organizzarono spedizioni scientifiche per l'osservazione. L'Italia, sotto la direzione di Tacchini, inviò in India un gruppo di astronomi che fecero importanti osservazioni spettroscopiche durante il transito.
Ma, nonostante gli sforzi profusi nello sviluppo di nuovi strumenti d'osservazione e di ricerca (eliografi fotografici, elioscopi, spettroscopi, ecc.), l'incertezza sui tempi dei contatti introdotta ancora una volta dalla black drop, dall'atmosfera terrestre e venusiana testimoniarono in modo ormai definitivo, che i transiti venusiani non avrebbero potuto fornire un metodo sufficientemente accurato per determinare la parallasse solare. Addirittura, dopo il transito del 1874, la Commissione internazionale istituita per organizzare il transito del 1882, riunitasi a Parigi (alla quale non partecipò l'Italia), facendosi portavoce dell'enorme delusione prodotta tra gli astronomi dagli scadenti risultati fotografici ottenuti durante il transito, sconsigliò l'impiego della fotografia per quello successivo.
I prossimi due transiti accadranno l'8 giugno 2004 e il 5-6 giugno 2012. Il primo dei due ha la rilevante particolarità di essere il primo interamente visibile dall'Europa dai tempi dell'invenzione del cannocchiale.
I principali motivi di interesse che indurranno il grande pubblico e gli appassionati ad osservarli, saranno, in primo luogo, il puro e semplice piacere di assistere ad una rarissima congiunzione planetaria alla quale è legata una parte significativa della storia dell'astronomia. Poi, l'opportunità che si offre agli astrofili, anche muniti di strumenti relativamente modesti, di impegnarsi in un'attività di ricerca che potrebbe riguardare l'eventuale formazione della black drop e i diversi aspetti e le varie apparenze dell'atmosfera venusiana durante i contatti. Attività che potrà essere espletata impiegando la fotografia classica, digitale o con metodi spettroscopici.
 


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